Noi
donne siamo le portabandiera del multitasking: perché svolgere
comodamente un compito per volta quando ci viene facile combinarne
due o tre insieme? Perché rinunciare a quel “sottile” senso di
superiorità nei confronti del maschio, che invece ostenta beato i
suoi limiti e si concede il lusso di fare una cosa alla volta?
E
se ci stessimo perdendo qualcosa?
Sin
da piccole impariamo l'arte di conciliare più attività
contemporaneamente: studiamo ascoltando musica, ci trucchiamo
parlando al telefono, oppure cuciniamo mentre rigoverniamo casa. Io
per prima, non sono mai riuscita a fare una cosa per volta, mi
sembrava di perdere tempo... E così, ad esempio, studiavo facendo
stretching sul lettone dei miei oppure, quando ero in giro a piedi o
in macchina, ascoltavo le cassettine dei corsi di lingue, per
perfezionare il mio inglese.
Ultimamente,
però, comincio a perdere colpi: l'altra sera, parlavo al telefono
con mia madre, tenendo il cellulare tra l'orecchio e la spalla, nel
frattempo lavavo i piatti e mi preparavo la cena; al momento di
versare la pasta nell'acqua bollente ho fatto cadere i rigatoni
dappertutto e il telefono è finito nel lavandino!
Mi
sa che mi sono davvero sopravvalutata: sarà forse arrivato il
momento di imparare a concentrare l'attenzione su una singola azione,
senza tentare ogni volta di sfidare la sorte con inutili acrobazie?
Uno
spunto di riflessione mi è arrivato da un libro molto interessante,
che consiglio a tutti: Alchimia
emotiva,
di Tara Bennet-Golemann, una psicoterapeuta americana. Il testo si
propone come una sintesi tra le terapie cognitivistiche occidentali e
la psicologia buddhista, che mira ad aiutarci a superare alcuni
schemi emotivi dolorosi e a farci raggiungere la felicità.
L'assunto
di base è che molte delle cose che facciamo nella vita sono
condizionate da abitudini inconsce, e il primo passo per cambiarle è
diventare consapevoli di quello che facciamo e di come agiamo.
A
questo scopo, diventa importante imparare a fare una cosa per volta:
concentrando tutta la nostra attenzione su una singola attività, il
nostro agire perde meccanicità e diventa più consapevole.
Il
primo esercizio proposto dalla Bennet è quello di imparare a
mangiare con piena coscienza; concentrarsi su questa singola azione,
ci fa rendere conto di quanti aspetti e sfumature ci perdessimo
prima: il cibo acquista più sapore, la masticazione è più lenta e
regolare, prendiamo coscienza più rapidamente del senso di sazietà.
Un
secondo esercizio, è quello di camminare con piena coscienza: in
questo modo, saremo più attenti a come facciamo i passi, a come
ditribuiamo il peso del corpo e osserveremo più coscientemente
quello che incontriamo lungo il nostro tragitto. Tutto ciò ci
renderà più lucidi, meno distratti e quindi più presenti a noi
stessi.
L'obiettivo
di questi esercizi è quello di apprendere il modello della piena
coscienza nel mangiare e nel camminare e trasferirlo ai nostri
comportamenti, alle nostre azioni quotidiane, in modo da prendere
coscienza delle abitudini che ormai sono automatiche e ci impediscono
di progredire.
Ecco,
dunque, il punto: abbandonare la modalità multitasking non vuol dire
rinunciare ad essere efficienti e organizzate, ma imparare a vivere a
pieno ogni esperienza, ogni momento, scegliendo di volta in volta
come agire, senza riprodurre vecchi schemi di comportamento che non
ci fanno crescere. Adottare lo schema maschile “one task at a time”
ci permette di aprire la mente a soluzioni diverse e di sperimentare
il nuovo. Sarà forse questa la ragione per cui gli uomini
progrediscono più rapidamente di noi in certi campi?!
In
ogni caso, vale la pena provarci: diciamo addio, almeno per un po' al
multitasking, e proviamo a goderci una cosa alla volta, a
focalizzarci su un'azione per volta. E quando proprio saremo
costrette a conciliare tante attivita', specie se si è mamme oltre
che lavoratrici? Impariamo a delegare, anche ai nostri tanto amati
uomini!
Finalmente, ha compreso le ragioni della superiorità degli uomini, come mi pare abbia riconosciuto lei stessa ad un certo punto dello sviluppo delle sue argomentazioni. E fa certamente bene ad abbandonare il multitasking, come lei lo definisce, ma io amerei chiamarlo più semplicemente e italianamente pressappochismo, che fa rima con superficialismo. Pensi a quanto le è accaduto mentre, intenta ad approntare il suo frugale pasto, era impegnata a condurre una, immagino, lunga chiacchierata con la mamma. Ad un uomo non sarebbe mai accaduto quanto lei ha lamentato. Perchè mai i cuochi più rinomati sono di sesso maschile? Semplice, perché quando cucinano pensano solo ai fornelli e alle pentole!
RispondiEliminaCi mediti, comprenderà e potrà finalmente aprirsi strade che spianeranno il suo futuro.