venerdì 8 marzo 2013

MA QUALE FESTA?

Oggi, 8 marzo, si celebra come consuetudine la 'Festa della donna', ma mai come quest'anno c'è davvero poco da festeggiare. Ormai sono sempre più all'ordine del giorno i casi di violenza sulle donne, che quasi sempre si concludono con omicidio per mano di mariti, fidanzati, conviventi o ex compagni. 
Il bilancio in Italia è devastante: si è passati dagli 84 casi di 'femminicidio' del 2005 ai 120 dello scorso anno; e l'anno in corso non promette certo meglio, con i 10 casi attestati fino ad oggi.

Il fenomeno è mondiale, purtroppo, e in India, come in Sudafrica, così come negli Stati Uniti si scende in piazza per dire basta alla violenza sulle donne. Il 14 febbraio si sono accesi i riflettori su questa strage silente attraverso un flashmob globale sulle note della canzone 'Break the chain', e anche sul palco di Sanremo si è ballato per dire BASTA al femminicidio. Per una volta, la mia danza è stata al servizio di una causa in cui credo fortemente, e il palco dell'Ariston  è stata la piattaforma per noi donne e ballerine, capitanate da Luciana Littizetto, per lanciare un appello fortissimo e risvegliare le coscienze di tutti.  


E' stata una grandissima emozione, l'entusiasmo era alle stelle, ma non è durato nemmeno il tempo del Festival. Infatti, la mattina stessa dell'evento 'One Billion Rising', il mondo si è svegliato con la terribile notizia dell'uccisione della modella Reeva Steenkamp, da parte del suo fidanzato Oscar Pistorius, il campione paraolimpico fino a quel momento atleta simbolo per tutti i disabili.

Perchè tanta violenza? Cosa spinge un uomo a maltrattare, violentare, ferire, umiliare, e persino a uccidere la donna che diceva di amare? Quali sono le cause di un rapporto sempre più insano tra donne e uomini?
Ovviamente non è semplice trovare risposta a questi interrogativi. Facendo della sociologia spicciola, la mia impressione è che all'emancipazione della donna, ancora in corso su molti fronti, non sia seguito un 'ripensamento' del ruolo del cosiddetto 'sesso forte'. Il 'maschio' di oggi mal si confronta con donne lavoratrici, indipendenti, libere, libere anche di scegliere di troncare una relazione che non le soddisfa più, in assenza degli stretti vincoli psicologici o economici di un tempo. Davanti a questa libertà, a questa forza, l'uomo spesso non riesce a reagire se non adottando quella forza fisica che lo contraddistingue e che sfocia facilmente in violenza.  

Sembra quasi anacronistico doverlo ribadire nel 2013, ma è davvero necessaria una nuova presa di coscienza del ruolo della donna nella società, del suo essere un individuo autonomo, libero e forte, che non si definisce, come avveniva in passato, in quanto 'proprietà' di un uomo, in quanto fidanzata o moglie di...
Forse saranno necessarie generazioni di mamme illuminate, capaci di educare i propri figli, i maschi adulti di domani, al rispetto della donna e della sua libertà. Ma l'auspicio è che, al di là di questa rivoluzione culturale pur necessaria, si possa fin da ora fare qualcosa per fermare il fenomeno del femminicidio e contenere il numero delle vittime. E sicuramente il primo passo in questa direzione è tenere alta l'attenzione sul problema violenza, continuare a parlarne.

Oggi niente mimose, grazie, ma un segno di lutto al braccio per tutte quelle meravigliose creature, ragazze, donne e mamme, a cui è stata brutalmente strappata la vita.